Lettera al figlio Francesco Anfossi nato a Grosseto
il 14.04.78 e volato in cielo l’08.02.2001.
Mio adorato Francesco, venisti al mondo, desiderato ed amato, all’alba di un venerdì ( 14.04.1978 ) e ti accolsi come un dono speciale di Dio. A dire proprio la verità, subito dopo la nascita non eri tanto carino, per via dello stress del parto, lungo e laborioso. Ma a me e a papà sei apparso bellissimo ; ho pensato che eri un dono troppo grande, quasi divino e mi sono sentita privilegiata di ciò. Papà ha condiviso con me le fatiche del parto e la gioia della tua nascita: è stato lui il primo a tenerti fra le braccia e poi io e lo staff infermieristico che subito ti ha soprannominato “ pandorino “ per la forma della testina un po’ allungata. Io e papà eravamo pazzi di gioia, tanto da dimenticare di telefonare alle nonne che, in casa, in via Pietro Micca 40 di Grosseto, trepidavano nell’attesa dell’annuncio della tua nascita.
Crescesti bello come un fiore, intelligente, giudizioso, precoce in tutte le attività . Avevi fretta di fare tante cose, le “ tue cose “, perché di tempo ne avevi proprio poco.
Crescendo, in bellezza ed in saggezza, virtù per le quali ti distinguevi, hai assolto a tutti i tuoi compiti di scolaro modello, di figlio educato e rispettoso, di compagno generoso.
Qualche birichinata non è mancata, ma perché spinto dai compagni e mai per tua iniziativa.
I tuoi studi procedevano molto bene; i tuoi insegnanti, dalla scuola materna fino alla maturità scientifica, erano molto soddisfatti dei tuoi lavori e ti hanno giudicato sempre con il massimo dei voti. Anche all’Università, a Bologna, ti sei distinto e , a prezzo di molti sacrifici, già all’età di 20 anni e pochi mesi, avevi completato il biennio di Ingegneria Meccanica e ti apprestavi a studiare le prime materie del triennio.
Poi, brutalmente arrivò la malattia e ti spezzò le ali, mentre “ volavi alto” in questo mondo, con grande gioia dei tuoi genitori. Erano i primi di febbraio del 1999 e tu, reduce dalle vacanze di Natale passate a Crotone e di Capodanno trascorse con Giuseppe Pisi a Praga, t’impegnavi al massimo delle tue forze per preparare alcuni esami.
Chissà, amore mio, come ti sentivi strano e non mi dicevi niente, oppure non prendevi in considerazione i messaggi che la malattia cominciava a mandarti….Finchè una sera, al telefono , mi confidasti di un piccolo problema alla mano sinistra, un problema di prensione. Pensai subito che ciò fosse dovuto a
stress accumulato o a qualche caduta dalla moto e sottovalutata, mai avrei potuto immaginare che il cancro albergava già da tempo nella tua preziosa testolina ed ora si era fatto conoscere. La diagnosi fu celere e terribile : neoplasia cerebrale inoperabile, ed il mondo ci è crollato addosso.
Tu, però, amore mio, pur conoscendo la gravità della tua malattia hai affrontato le cure e la sofferenza con dolcezza e con tanto coraggio; hai dovuto rinunciare a tutte quelle cose che fanno la felicità di un giovane: studi, amori, divertimenti e lo hai fatto senza alcuna ribellione, quasi come una cosa normale.
Nei due anni di malattia hai dimostrato la tua grandezza : mai un lamento, mai una imprecazione; il tuo silenzio e il tuo sorriso mostravano una serena e consapevole accettazione della sofferenza e del dolore e la loro offerta a Dio Padre. I familiari, gli amici, i medici e gli infermieri ti ammiravano, ti contemplavano meravigliati e scossi : come sa affrontare la malattia, la sofferenza, le delusioni! Come le sa trasformare in esempio e in offerta d’amore!.
Ti sentivi privilegiato perché avevi me e papà che ti curavamo e condividevamo le tue ansie, le tue sofferenze, le tue speranze. Spesso pensavi con tristezza a Giorgio Manzullo, giovane insegnante di tennis, malato gravemente che viveva e lottava da solo, con l’aiuto di qualche amico. Ora anche lui è volato in cielo e… potrete farvi compagnia.
Ci hai lasciati all’alba di giovedì 08.02.2001: te ne sei andato da solo, in silenzio e con discrezione, senza dare fastidio, in punta di piedi , nella sala di rianimazione dell’ospedale di Crotone.
Mentre io e papà “ riposavamo “ , tu hai approfittato della nostra assenza e sei volato in cielo da Dio Padre, che certamente ti avrà accolto fra le sue braccia amorevoli.
Il tuo funerale, avvenuto venerdì 9 febbraio nella chiesa di San Francesco di Paola, tuo protettore, è stato una festa : centinaia di persone ti hanno pianto, decine di bambini hanno pregato, recitato poesie, e con un fiore bianco ti hanno salutato. Le campane, per mia volontà, hanno suonato a festa: sembrava si trattasse di una beatificazione . Eri così bello in quella bara, dai lineamenti scolpiti, sembravi un santo.
Tu, il più piccolo di casa, ci hai preceduto per conoscere il volto di Dio: hai incontrato Dio Padre e questa è la tua felicità. Le tue sofferenze Dio le ha trasformate ed ora sono frammenti della sua bontà e della sua santità. Tu questi frammenti li hai donati a noi, perché tutti noi potessimo diventare più buoni. La tua breve vita è stata per me e papà e per tutti quelli che ti hanno conosciuto ed amato “ un raggio di luce “. Ci hai insegnato come si vive e come si muore. Grazie, figlio mio, per tutte le gioie che ci hai dato, grazie per tutti gli insegnamenti, grazie per tutto l’Amore che hai profuso intorno a noi.
Sii benedetto, figlio mio, fra le braccia di Gesù e di Maria. Veglia su di noi, Angelo mio, e….aspettami! Ti amo tantissimo,
la tua cara mamma
il 14.04.78 e volato in cielo l’08.02.2001.
Mio adorato Francesco, venisti al mondo, desiderato ed amato, all’alba di un venerdì ( 14.04.1978 ) e ti accolsi come un dono speciale di Dio. A dire proprio la verità, subito dopo la nascita non eri tanto carino, per via dello stress del parto, lungo e laborioso. Ma a me e a papà sei apparso bellissimo ; ho pensato che eri un dono troppo grande, quasi divino e mi sono sentita privilegiata di ciò. Papà ha condiviso con me le fatiche del parto e la gioia della tua nascita: è stato lui il primo a tenerti fra le braccia e poi io e lo staff infermieristico che subito ti ha soprannominato “ pandorino “ per la forma della testina un po’ allungata. Io e papà eravamo pazzi di gioia, tanto da dimenticare di telefonare alle nonne che, in casa, in via Pietro Micca 40 di Grosseto, trepidavano nell’attesa dell’annuncio della tua nascita.
Crescesti bello come un fiore, intelligente, giudizioso, precoce in tutte le attività . Avevi fretta di fare tante cose, le “ tue cose “, perché di tempo ne avevi proprio poco.
Crescendo, in bellezza ed in saggezza, virtù per le quali ti distinguevi, hai assolto a tutti i tuoi compiti di scolaro modello, di figlio educato e rispettoso, di compagno generoso.
Qualche birichinata non è mancata, ma perché spinto dai compagni e mai per tua iniziativa.
I tuoi studi procedevano molto bene; i tuoi insegnanti, dalla scuola materna fino alla maturità scientifica, erano molto soddisfatti dei tuoi lavori e ti hanno giudicato sempre con il massimo dei voti. Anche all’Università, a Bologna, ti sei distinto e , a prezzo di molti sacrifici, già all’età di 20 anni e pochi mesi, avevi completato il biennio di Ingegneria Meccanica e ti apprestavi a studiare le prime materie del triennio.
Poi, brutalmente arrivò la malattia e ti spezzò le ali, mentre “ volavi alto” in questo mondo, con grande gioia dei tuoi genitori. Erano i primi di febbraio del 1999 e tu, reduce dalle vacanze di Natale passate a Crotone e di Capodanno trascorse con Giuseppe Pisi a Praga, t’impegnavi al massimo delle tue forze per preparare alcuni esami.
Chissà, amore mio, come ti sentivi strano e non mi dicevi niente, oppure non prendevi in considerazione i messaggi che la malattia cominciava a mandarti….Finchè una sera, al telefono , mi confidasti di un piccolo problema alla mano sinistra, un problema di prensione. Pensai subito che ciò fosse dovuto a
stress accumulato o a qualche caduta dalla moto e sottovalutata, mai avrei potuto immaginare che il cancro albergava già da tempo nella tua preziosa testolina ed ora si era fatto conoscere. La diagnosi fu celere e terribile : neoplasia cerebrale inoperabile, ed il mondo ci è crollato addosso.
Tu, però, amore mio, pur conoscendo la gravità della tua malattia hai affrontato le cure e la sofferenza con dolcezza e con tanto coraggio; hai dovuto rinunciare a tutte quelle cose che fanno la felicità di un giovane: studi, amori, divertimenti e lo hai fatto senza alcuna ribellione, quasi come una cosa normale.
Nei due anni di malattia hai dimostrato la tua grandezza : mai un lamento, mai una imprecazione; il tuo silenzio e il tuo sorriso mostravano una serena e consapevole accettazione della sofferenza e del dolore e la loro offerta a Dio Padre. I familiari, gli amici, i medici e gli infermieri ti ammiravano, ti contemplavano meravigliati e scossi : come sa affrontare la malattia, la sofferenza, le delusioni! Come le sa trasformare in esempio e in offerta d’amore!.
Ti sentivi privilegiato perché avevi me e papà che ti curavamo e condividevamo le tue ansie, le tue sofferenze, le tue speranze. Spesso pensavi con tristezza a Giorgio Manzullo, giovane insegnante di tennis, malato gravemente che viveva e lottava da solo, con l’aiuto di qualche amico. Ora anche lui è volato in cielo e… potrete farvi compagnia.
Ci hai lasciati all’alba di giovedì 08.02.2001: te ne sei andato da solo, in silenzio e con discrezione, senza dare fastidio, in punta di piedi , nella sala di rianimazione dell’ospedale di Crotone.
Mentre io e papà “ riposavamo “ , tu hai approfittato della nostra assenza e sei volato in cielo da Dio Padre, che certamente ti avrà accolto fra le sue braccia amorevoli.
Il tuo funerale, avvenuto venerdì 9 febbraio nella chiesa di San Francesco di Paola, tuo protettore, è stato una festa : centinaia di persone ti hanno pianto, decine di bambini hanno pregato, recitato poesie, e con un fiore bianco ti hanno salutato. Le campane, per mia volontà, hanno suonato a festa: sembrava si trattasse di una beatificazione . Eri così bello in quella bara, dai lineamenti scolpiti, sembravi un santo.
Tu, il più piccolo di casa, ci hai preceduto per conoscere il volto di Dio: hai incontrato Dio Padre e questa è la tua felicità. Le tue sofferenze Dio le ha trasformate ed ora sono frammenti della sua bontà e della sua santità. Tu questi frammenti li hai donati a noi, perché tutti noi potessimo diventare più buoni. La tua breve vita è stata per me e papà e per tutti quelli che ti hanno conosciuto ed amato “ un raggio di luce “. Ci hai insegnato come si vive e come si muore. Grazie, figlio mio, per tutte le gioie che ci hai dato, grazie per tutti gli insegnamenti, grazie per tutto l’Amore che hai profuso intorno a noi.
Sii benedetto, figlio mio, fra le braccia di Gesù e di Maria. Veglia su di noi, Angelo mio, e….aspettami! Ti amo tantissimo,
la tua cara mamma
Se c'e' una Praga anche in cielo adesso Francesco Anfossi e Giuseppe Pisi sono li' insieme.
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